Cornigliano S.p.A. (1948 - 1961)
Natura giuridica
Società
Descrizione
La società venne costituita a Roma il 28 settembre 1948 con il nome originario di Società Industriale e Immobiliare SOPERIM S.p.A. Il capitale sociale iniziale, pari ad un milione di lire, suddiviso in diecimila azioni dal valore nominale di cento lire ciascuna, venne sottoscritto dalla Finsider (per 9.900 azioni) e da Claudio Lichino (per 100 azioni). Quest’ultimo però, già il 30 novembre 1948, cedette le sue azioni alla Finsider, che divenne quindi unica azionista della società.
Il 14 gennaio 1950 , sotto la presidenza di Gaetano Mario Parodi, amministratore unico, vi fu una prima importante modifica dello statuto sociale, in particolare dell’art. 4 relativo all’oggetto della società che passò da “La società ha per oggetto la compra vendita di materie prime e di prodotti di qualsiasi specie, l’assunzione, sotto qualsiasi forma, di interessenze e partecipazioni ed il commercio in genere, nonché l’acquisto, la vendita e la gestione d’immobili…” a “La società ha per oggetto l’assunzione di mandati, anche con rappresentanza, per il compimento degli atti giuridici inerenti all’esecuzione di lavori edili ed impianti industriali, alla compravendita di merci di qualsiasi specie nell’interesse dei mandanti, la compravendita di beni immobili e mobili in proprio e l’esercizio del commercio in genere…”. Venne quindi modificata la ragione sociale che divenne Cornigliano Società per Costruzioni Impianti Industriali S.p.A., e la sede sociale venne trasferita da Roma a Genova. Contestualmente venne inoltre nominato il primo Consiglio d’amministrazione, di cui divenne presidente Antonio Ernesto Rossi, e Gaetano Mario Parodi diede le proprie dimissioni dalla carica di amministratore unico.
Nel 1951 la Cornigliano rilevò dalla SIAC – Società Italiana Acciaierie Cornigliano i lavori di ricostruzione e di ampliamento dello stabilimento siderurgico a ciclo integrale per la produzione di semi lavorati di Genova Cornigliano. Lo stabilimento, i cui lavori erano stati affidati alla SIAC già nel 1938 per volontà dell’I.R.I. e della Finsider ma interrotti durante la guerra, passò ufficialmente alla Cornigliano con atto di apporto il 9 ottobre 1951.
In occasione dell’acquisizione dello stabilimento venne inoltre aumentato il capitale sociale ad un miliardo di lire, venne ulteriormente modificato l’oggetto della società che divenne “l’esercizio sotto qualunque forma di ogni industria siderurgica, metallurgica, elettrica, meccanica, mineraria…” ed infine venne nuovamente modificata la ragione sociale nella più sintetica dizione di Cornigliano S.p.A. Pochi mesi dopo, nel febbraio 1952, la Cornigliano incorporò la società genovese SIDERMEC – Società Italiana di Siderurgia e Meccanica S.p.A.
I lavori di ricostruzione degli impianti di Genova Cornigliano, che in seguito alla scomparsa del presidente della Finsider Oscar Sinigaglia (30 giugno 1953) vennero intitolati a suo nome, cominciarono subito, arrivando ad impiegare oltre 8.000 unità tra impiegati ed operai: già dagli ultimi mesi del 1952 risultava in avviamento la cokeria, nell’aprile 1953 prendeva il via la produzione di ghisa, nel mese di giugno quella dell’acciaio, e negli ultimi mesi del 1953 entravano in funzione i reparti della laminazione a caldo, mentre proseguivano i lavori per la costruzione del laminatoio a freddo. Alla fine del 1954 i dati relativi alla produzione annuale riportavano 226.000 t di coke siderurgico, 249.000 t. di ghisa, 362.000 t. di acciaio e 266.000 t. di laminati, di cui oltre 20.000 t. destinati all’estero in gran parte per l’industria automobilistica. La capacità produttiva della Cornigliano venne ulteriormente confermata anche l’anno successivo successivi, arrivando a coprire nel 1955 oltre il 28% della produzione nazionale di ghisa, il 13% dell’acciaio e il 41% di laminati.
Incoraggiata dai favorevoli dati di bilancio e dagli utili in costante aumento, la Cornigliano poté inoltre avviare e consolidare nel corso degli anni ‘50 una politica di assistenza ai propri dipendenti particolarmente all’avanguardia, attuando iniziative specifiche quali l’assegnazione di alloggi, la creazione di circoli ricreativi aziendali, l’istituzione di corsi di addestramento e di misure anti infortunistiche, l’attribuzione di borse di studio per i figli dei dipendenti, che potevano anche godere di soggiorni estivi presso la colonia montana di Rovegno, e dal 1956 l’istituzione della nuova rivista di informazione aziendale «Cornigliano». Una simile politica di apertura verso il proprio personale ebbe come felice conseguenza l’assenza di scioperi o astensioni dal lavoro per questioni sindacali nel corso del 1956 e 1957, anni che per contro videro emergere nelle altre fabbriche del distretto industriale genovese una forte conflittualità sociale.
La crisi che colpì il settore siderurgico a livello mondiale alla fine degli anni ‘50 ebbe pesanti ripercussioni anche in Italia, provocando una forte riduzione sia dei prezzi sia dei livelli produttivi. Dopo una fase di costante crescita che durava ormai da diversi anni, nel 1958 per la prima volta la produzione su scala nazionale di acciaio vedeva un decremento rispetto all’anno precedente di circa 500.000 t., pari all’8%. Nonostante la sfavorevole congiuntura la Cornigliano riuscì a mantenere inalterati i propri livelli di produttivi: con una produzione di 1.056.000 t. di acciaio e 933.000 t. di laminati piatti la società nel 1958 contribuì con il 16,8% ed il 51,7% alle rispettive produzioni complessive nazionali (nel 1957 erano state 15,8% e 46,5%).
Nel luglio 1959, anche in considerazione di una possibile futura fusione con l’Ilva, la Cornigliano venne quotata in borsa. L’ipotesi di una fusione con l’Ilva era la soluzione proposta da chi vedeva il futuro della siderurgia in Italia caratterizzato da un sempre maggiore processo di concentrazione della produzione in grandi complessi industriali ad alto livello di specializzazione. La fusione tra le due società leader del settore, fortemente voluta da ambo le parti, nell’ottica di molti avrebbe quindi dato vita ad una struttura aziendale dotata di una maggior penetrazione e di resistenza sia sul mercato nazionale sia su quello estero. Il 27 luglio 1961 la proposta di fusione venne congiuntamente presentata alle Assemblee degli azionisti dell’Ilva e della Cornigliano che quindi deliberarono di addivenire alla fusione mediante incorporazione della Cornigliano nell’Ilva e di modificare la denominazione sociale di quest’ultima in Italsider Alti Forni e Acciaierie Riunite Ilva e Cornigliano S.p.A.
Il 14 gennaio 1950 , sotto la presidenza di Gaetano Mario Parodi, amministratore unico, vi fu una prima importante modifica dello statuto sociale, in particolare dell’art. 4 relativo all’oggetto della società che passò da “La società ha per oggetto la compra vendita di materie prime e di prodotti di qualsiasi specie, l’assunzione, sotto qualsiasi forma, di interessenze e partecipazioni ed il commercio in genere, nonché l’acquisto, la vendita e la gestione d’immobili…” a “La società ha per oggetto l’assunzione di mandati, anche con rappresentanza, per il compimento degli atti giuridici inerenti all’esecuzione di lavori edili ed impianti industriali, alla compravendita di merci di qualsiasi specie nell’interesse dei mandanti, la compravendita di beni immobili e mobili in proprio e l’esercizio del commercio in genere…”. Venne quindi modificata la ragione sociale che divenne Cornigliano Società per Costruzioni Impianti Industriali S.p.A., e la sede sociale venne trasferita da Roma a Genova. Contestualmente venne inoltre nominato il primo Consiglio d’amministrazione, di cui divenne presidente Antonio Ernesto Rossi, e Gaetano Mario Parodi diede le proprie dimissioni dalla carica di amministratore unico.
Nel 1951 la Cornigliano rilevò dalla SIAC – Società Italiana Acciaierie Cornigliano i lavori di ricostruzione e di ampliamento dello stabilimento siderurgico a ciclo integrale per la produzione di semi lavorati di Genova Cornigliano. Lo stabilimento, i cui lavori erano stati affidati alla SIAC già nel 1938 per volontà dell’I.R.I. e della Finsider ma interrotti durante la guerra, passò ufficialmente alla Cornigliano con atto di apporto il 9 ottobre 1951.
In occasione dell’acquisizione dello stabilimento venne inoltre aumentato il capitale sociale ad un miliardo di lire, venne ulteriormente modificato l’oggetto della società che divenne “l’esercizio sotto qualunque forma di ogni industria siderurgica, metallurgica, elettrica, meccanica, mineraria…” ed infine venne nuovamente modificata la ragione sociale nella più sintetica dizione di Cornigliano S.p.A. Pochi mesi dopo, nel febbraio 1952, la Cornigliano incorporò la società genovese SIDERMEC – Società Italiana di Siderurgia e Meccanica S.p.A.
I lavori di ricostruzione degli impianti di Genova Cornigliano, che in seguito alla scomparsa del presidente della Finsider Oscar Sinigaglia (30 giugno 1953) vennero intitolati a suo nome, cominciarono subito, arrivando ad impiegare oltre 8.000 unità tra impiegati ed operai: già dagli ultimi mesi del 1952 risultava in avviamento la cokeria, nell’aprile 1953 prendeva il via la produzione di ghisa, nel mese di giugno quella dell’acciaio, e negli ultimi mesi del 1953 entravano in funzione i reparti della laminazione a caldo, mentre proseguivano i lavori per la costruzione del laminatoio a freddo. Alla fine del 1954 i dati relativi alla produzione annuale riportavano 226.000 t di coke siderurgico, 249.000 t. di ghisa, 362.000 t. di acciaio e 266.000 t. di laminati, di cui oltre 20.000 t. destinati all’estero in gran parte per l’industria automobilistica. La capacità produttiva della Cornigliano venne ulteriormente confermata anche l’anno successivo successivi, arrivando a coprire nel 1955 oltre il 28% della produzione nazionale di ghisa, il 13% dell’acciaio e il 41% di laminati.
Incoraggiata dai favorevoli dati di bilancio e dagli utili in costante aumento, la Cornigliano poté inoltre avviare e consolidare nel corso degli anni ‘50 una politica di assistenza ai propri dipendenti particolarmente all’avanguardia, attuando iniziative specifiche quali l’assegnazione di alloggi, la creazione di circoli ricreativi aziendali, l’istituzione di corsi di addestramento e di misure anti infortunistiche, l’attribuzione di borse di studio per i figli dei dipendenti, che potevano anche godere di soggiorni estivi presso la colonia montana di Rovegno, e dal 1956 l’istituzione della nuova rivista di informazione aziendale «Cornigliano». Una simile politica di apertura verso il proprio personale ebbe come felice conseguenza l’assenza di scioperi o astensioni dal lavoro per questioni sindacali nel corso del 1956 e 1957, anni che per contro videro emergere nelle altre fabbriche del distretto industriale genovese una forte conflittualità sociale.
La crisi che colpì il settore siderurgico a livello mondiale alla fine degli anni ‘50 ebbe pesanti ripercussioni anche in Italia, provocando una forte riduzione sia dei prezzi sia dei livelli produttivi. Dopo una fase di costante crescita che durava ormai da diversi anni, nel 1958 per la prima volta la produzione su scala nazionale di acciaio vedeva un decremento rispetto all’anno precedente di circa 500.000 t., pari all’8%. Nonostante la sfavorevole congiuntura la Cornigliano riuscì a mantenere inalterati i propri livelli di produttivi: con una produzione di 1.056.000 t. di acciaio e 933.000 t. di laminati piatti la società nel 1958 contribuì con il 16,8% ed il 51,7% alle rispettive produzioni complessive nazionali (nel 1957 erano state 15,8% e 46,5%).
Nel luglio 1959, anche in considerazione di una possibile futura fusione con l’Ilva, la Cornigliano venne quotata in borsa. L’ipotesi di una fusione con l’Ilva era la soluzione proposta da chi vedeva il futuro della siderurgia in Italia caratterizzato da un sempre maggiore processo di concentrazione della produzione in grandi complessi industriali ad alto livello di specializzazione. La fusione tra le due società leader del settore, fortemente voluta da ambo le parti, nell’ottica di molti avrebbe quindi dato vita ad una struttura aziendale dotata di una maggior penetrazione e di resistenza sia sul mercato nazionale sia su quello estero. Il 27 luglio 1961 la proposta di fusione venne congiuntamente presentata alle Assemblee degli azionisti dell’Ilva e della Cornigliano che quindi deliberarono di addivenire alla fusione mediante incorporazione della Cornigliano nell’Ilva e di modificare la denominazione sociale di quest’ultima in Italsider Alti Forni e Acciaierie Riunite Ilva e Cornigliano S.p.A.
Data
1948 - 1961
Estremi cronologici
1948 – 1961