Dalla comparsa della polvere da sparo e dei primi cannoni si è passati in breve tempo l’adozione di queste armi sulle navi per l’impiego in mare contro bersagli navali e terresti.
A differenza delle artiglierie terrestri, l’artiglieria navale deve affrontare una più complessa esecuzione per far fronte alle esigenze tecniche e alle avversità che caratterizzano le superfici mobile e instabili che sono le imbarcazioni stesse. Il puntamento, la corrosione, il rinculo e il munizionamento sono sfide ben diverse rispetto ai comuni cannoni utilizzati nei campi di battaglia, dove una delle caratteristiche principali era il loro spostamento, infatti i cannoni di una nave non dovevano essere spostati, restavano a bordo della nave stessa. Le prime soluzioni tecniche volte ad assorbire il rinculo dell’arma prevedevano ruote e catene, con lo sviluppo tecnologico si è passati ad affusti fissi, solidali allo scafo che permettevano l’utilizzo di cannoni di calibro vario, dalle mitragliatrici fino agli enormi cannoni della batteria principale delle corazzate della seconda guerra mondiali, capaci di sparare giganteschi proiettili pieni di esplosivo a bersagli anche a oltre 30 km di distanza.
La presenza dell’artiglieria sulle navi da guerra ha reso necessario sia la specializzazione di ogni nave in varie classi e con scopi dedicati, sia il perfezionamento di ogni artiglieria per renderla a suo modo più versatile e capace di operare in varie condizioni e raggiungere bersagli di vario tipo e a varie distanze. Una piccola imbarcazione non può essere armata con cannoni di grosso calibro perché il peso e l’ingombro di tale armato ne comprometterebbero la velocità e maneggevolezza, ma allo stesso tempo una grande corazzata non può non avere anche armamento di piccolo e medio calibro sia a scopo difensivo che offensivo.
Una caratteristica comune a molti cannoni navali impiegati durante le due guerre mondiali risiede nella possibilità di utilizzare varie cariche di lancio con differenti tipi di proiettili, affidando la distribuzione di entrambi a complessi sistemi di caricamento che consentivano di spostare i pesantissimi proiettili e le pericolose cariche di lancio tra i ponti della nave, dalla santa barbara ai cannoni posti sui ponti o nelle torrette.
La possibilità di variare le cariche di lancio consente alle navi di colpire bersagli a varie distanze fruttando diverse traiettorie anche usando lo stesso alzo per le batterie dei cannoni. Infatti al variare della quantità di carica di lancio utilizzata cambia la pressione nella camera di sparo e la qualità di gas che spinge il proiettile fuori dalla canna e di conseguenza la velocità iniziale del proiettile stesso che è uno dei fattori principali che ne determina le prestazioni balistiche.
Anche il problema del rinculo dell’artiglia navale viene affrontato con un approccio diverso rispetto all’utilizzo terrestre. Sulle navi da guerra di grandi dimensioni si possono utilizzare grandi masse rinculanti che il cui movimento, controllato da organi idraulici o meccanici, dissipa il rinculo stesso. Inoltre gli affusti che supportano le bocche da fuoco e i loro organi di rinculo sono solidali alla nave stessa e visto che non va ricollocati non hanno bisogno di stringenti limitazioni di peso.
A bordo delle grandi corazzate delle seconda guerra mondiale è possibile trovare la massima espressione di questo complesso sistema d’artiglieria. Successivamente con l’introduzione dei sistemi missilistici e il perfezionamento dell’aviazione imbarcata, le grandi batteria principali delle corazzate sono state sostituite da cannoni di calibro inferiore con caricamento automatizzato e elevato rateo di tiro, capaci di colpire bersaglia di vario tipo, navali, terrestri e aerei con un unico sistema d’artiglieria.