La produzione militare della Gio. Ansaldo & C. ebbe inizio a fine Ottocento e si concluse con la fine della seconda guerra mondiale. In questi anni spiccano la produzione di mezzi navali, terrestri e le artiglierie.
Con il termine "artiglieria" si attribuisce un nome collettivo alle armi da fuoco pesanti con l’aggiunta di particolari denominazioni che ne determinano l’impiego e le varie specialità.
L’evoluzione tecnologica ha consentito di aumentare le prestazioni di queste armi consento di creare artiglierie in grado colpire obiettivi diversi, in condizioni varie, sia cielo, in mare che nei consueti campi di battaglia.
Storicamente le varie categorie di artiglieria sono state descritte e catalogate in base alle dimensioni delle bocche da fuoco, alla lunghezza stessa della canna e al loro impiego.
Nel corso dei secoli ogni arsenale ha adottato inizialmente un proprio sistema di nomenclatura e, nel caso specifico delle artiglierie realizzate in Italia da inizio Novecento, venne utilizzato un sistema che metteva in relazione le dimensioni del proietto sparato con il diametro in millimetri del foro nella canna e la lunghezza indicata in calibri della canna.
Dalla moltiplicazione di questi si ricava la lunghezza in millimetri della canna stessa. Questa ultima misura risulta particolarmente significativa in termini di prestazioni balistiche perché la lunghezza della canna incide particolarmente sulla velocità iniziale del proietto all’uscita della canna stessa.
Per fare esempi concreti, il cannone contraereo da 90/53 aveva una canna con un'apertura di circa 90mm e una lunghezza in calibri di 53. Moltiplicando 90 x 53 si ottiene 4.770mm che corrisponde alla lunghezza della canna della bocca da fuoco.
Questi sistemi d’arma nel corso degli anni sono stati adattati per l’utilizzo sempre più performante sia sulle navi militari di qualsiasi classe della Regia Marina sia di altre marine in giro per il mondo. Dai giganteschi cannoni da 381mm per le corazzate della classe Roma ai cannoni da 102mm per i sommergibili, dalle mitragliere da 47mm ai cannoni contraerei da 90mm.
Nel periodo della prima guerra mondiale apparvero per la prima volta anche mezzi terrestri corazzati e armati con artiglierie: i primi carri armati. Le sperimentazioni però non si fermarono ai cingoli, ma coinvolsero tutti i sistemi motrici per ogni tipo di veicolo. Treni blindati e armati con cannoni di vario calibro, autoblindo con protezioni leggere con vari sistemi d’arma, semoventi per il trasporto di pesanti pezzi d’artiglieria di grosso calibro e i carri armati che, nel periodo della seconda guerra mondiale, videro una rapidissima evoluzione tecnica e strategica come anche l’aviazione e la logistica.
Nel 1940 le artiglierie dell'Esercito Italiano erano classificate in base al calibro, caratteristiche (della traiettoria, impiego tattico. In relazione al calibro si distinguevano in: artiglierie di piccolo calibro, leggere fino 100mm (compreso); di medio calibro da a 210 mm (compreso); artiglierie di grosso calibro, oltre i 210 mm.
Rispetto alla traiettoria si avevano cannoni, obici e mortai. I cannoni erano a tiro teso, dotati di grande velocità iniziale e forti cariche di lancio a lenta combustione, idonei a battere bersagli scoperti, verticali con profondo spazio battuto dalle pallette degli shrapnel che sfruttavano il tiro nel primo arco della traiettoria.
I cannoni avevano generalmente una lunghezza d'anima da 22 a 50 calibri. Gli obici erano adatti al tiro curvo, in modo tale da poter colpire bersagli mediamente defilati ed avevano una lunghezza d'anima compresa tra 12 e 22 calibri. I mortai consentivano un tiro molto arcuato, sfruttando il secondo arco di traiettoria, ed erano specialmente indicati per battere bersagli orizzontali addossati ad ostacoli o per tirare da posizioni defilate, situate in prossimità di forti elevazioni del suolo. Erano dotati di piccole velocità iniziali, ridotte cariche di lancio, polveri vivaci, con striscia orizzontale battuta relativamente contenuta e forti angoli di caduta. I mortai avevano una lunghezza d’anima non superiore agli 11 calibri.
I disegni tecnici relativi alle produzioni belliche dell'Ansaldo conservati in Fondazione Ansaldo sono stati descritti grazie alla collaborazione di Giorgio Verga, consulente storico ed esperto del settore.