Sezione cartacea Perrone
Titolo
Livello di descrizione
Sezione
Descrizione
L'Archivio Perrone venne conservato dalla famiglia in una delle
palazzine interne al complesso di Villa Gruber fino al 22 maggio 1980, giorno in cui venne ceduto in comodato d'uso gratuito al neo costituito Archivio Storico Ansaldo e conservato quindi presso la sede di via Pesce a Genova Sampierdarena.
Solo due anni dopo, il 22 marzo 1982, la Soprintendenza Archivistica per la Liguria dichiarò l'archivio di notevole interesse storico, ed infine il 22 maggio 2000 l'archivio venne donato ufficialmente alla neo costituita Fondazione Ansaldo.
Ad oggi solo una piccola parte della documentazione è però conservata presso la sede della Fondazione Ansaldo, a Villa Cattaneo dell'Olmo in corso Perrone, mentre la quasi totalità della documentazione si trova in un deposito distaccato conforme alle norme di conservazione.
Al momento della cessione all'Archivio Storico Ansaldo, la documentazione consisteva in 2192 unità archivistiche, suddivise in sette partizioni denominate serie, e di circa 3000 sottofascicoli, conservati in 238 buste, di cui, per motivi diversi, non si era potuto risalire all'originaria segnatura, per un totale di circa 500 metri lineari.
Eccetto quei 3000 sottofascicoli, l'archivio nel suo complesso è giunto relativamente in ordine e in buono stato di conservazione; le unità inoltre presentavano una numerazione originale grazie alla quale è stato possibile ricostruire l'ordinamento dato dai diversi soggetti produttori, prima Ferdinando Maria Perrone, e successivamente i figli Mario e Pio. Tale ordinamento è stato ulteriormente confermato anche dal ritrovamento avvenuto nell'estate del 2010 di alcuni elenchi coevi alla documentazione, rimasti per motivi ignoti nella Sezione fotografica della Fondazione Ansaldo, senza che si comprendesse la loro natura e li si collegasse alle rispettive carte.
La lunga permanenza delle carte presso la famiglia, che le conservò per più di un secolo, dal 1880 fino al 1980, ha determinato, principalmente a causa di un frequente rimaneggiamento della documentazione da parte di Ferdinando Maria Perrone e dei figli prima, e degli eredi poi, un disordine interno alle singole unità, senza però pregiudicare la struttura dell'archivio stesso.
Nel corso degli anni Ottanta si è proceduto ad una prima schedatura che, per quanto abbastanza analitica, presentava dei limiti evidenti: in primo luogo non vi fu un'opera di riordino effettivo delle carte, e l'attribuzione alle rispettive serie avvenne esclusivamente in base ai caratteri estrinseci delle unità,
essenzialmente il colore della scatola originale che conservava la documentazione. Anche a livello di descrizione dei singoli pezzi non furono rilevati elementi che oggi sono considerati indispensabili, quali la presenza di titoli originali delle unità, dei sottofascicoli e degli eventuali inserti. Tanto meno vennero elaborati degli adeguati indici, e poiché la schedatura avvenne senza l'utilizzo di alcun supporto informatico, la consultazione delle carte e la possibilità di effettuare ricerche storiche mirate risultavano laboriose e complesse.
D'altra parte questa prima schedatura, elaborata per altro senza l'ausilio degli elenchi coevi, ebbe il grandissimo pregio di fotografare il complesso archivistico così come era giunto, delineandosi inoltre come una delle prime esperienze nel campo, allora quasi del tutto inesplorato, dell'archivistica d'impresa.
La schedatura degli anni Ottanta distingueva sette serie archivistiche individuate in base al colore della scatola originale in cui era conservata la documentazione.
La prima, Scatole Nere, consisteva in 76 unità, e copriva un arco cronologico dal 1884 al 1902. In essa era conservata la parte più antica dell'archivio ossia gli anni della permanenza di Ferdinando Maria Perrone in Sud America fino al suo rientro definitivo in Italia, e documentava soprattutto le vicende famigliari, la gestione de «Il Secolo XIX», l'ascesa di Perrone all'interno della Gio. Ansaldo & C., la vendita delle navi Garibaldi e Varese all'Argentina, e i relativi interessi politico-economici dei governi italiano ed argentino.
La seconda, Scatole Marrone, consisteva in 42 unità e copriva un arco cronologico dal 1903 al 1911. In essa era conservata la documentazione relativa alla partecipazione della società Gio. Ansaldo Armstrong & C., alle gare internazionali indette dai governi europei ed extraeuropei, alle commesse assegnate, al complesso intreccio tra attività commerciali e produttive dell'azienda, e al passaggio di consegne tra Perrone padre e i figli alla guida dell'impresa.
Segue poi la serie Scatole Marrone bis per un totale di 30 unità relative agli anni 1884-1913. In essa era conservata la documentazione attinente alla gestione amministrativa e finanziaria dell'impresa, alla fusione tra le società Gio. Ansaldo & C. e la Sir W.G. Armstrong Whitworth & C. ltd di Newcastle, l'amministrazione de «Il Secolo XIX», le relazioni di Ferdinando Maria Perrone con esponenti del mondo politico-economico nazionale ed internazionale, e la morte di quest'ultimo.
La quarta serie, Scatole Marrone ter, costituita da sole 6 unità, andava dal 1884 al 1902, e riguardava l'attività di Ferdinando Maria Perrone quale rappresentante per l'estero della Gio. Ansaldo & C, l'ascesa all'interno della stessa e la crescente affermazione della società in ambito cantieristico e sui mercati internazionali.
La quinta, Scatole Rosse, consisteva in ben 568 unità per gli anni 1910-1917, con carte inerenti alla gestione aziendale di Mario e Pio Perrone, alla produzione sempre più massiccia di materiale bellico ed al consolidamento della presenza dell'Ansaldo sui mercati esteri.
Seguono poi le 1166 unità della serie Scatole Numerazione Blu, relative agli anni 1910-1921 ed alla attività produttiva ed amministrativa dell'Ansaldo e delle società da essa controllate, al contributo offerto allo sforzo bellico nazionale, e alle vicende private della famiglia Perrone.
La settima e ultima partizione, serie archivistica in senso proprio, è costituita dai 306 volumi Copialettere, relativi agli anni 1908-1935, oltre ad una nucleo di ulteriori quattro copialettere dell'anno 1897.
Infine venne creata a posteriori un'ottava serie denominata Miscellanea composta da tutta quella documentazione di carattere estremamente eterogeneo che all'epoca non si era riusciti a ricondurre alle unità d'origine costituita da circa 3000 sottofascicoli, conservati in 238 buste, per un arco cronologico molto ampio, dal 1889 al 1945.
Grazie al ritrovamento degli elenchi di cui si è già accennato34, è stato possibile ricostruire i nuclei originari in cui si articolava l'archivio: si è visto, per esempio, che la cosiddetta Marrone ter integrava perfettamente il nucleo delle Scatole Nere, e che le 42 unità delle Scatole Marroni altro non erano che le prime della serie Scatole Rosse. Inoltre confrontando il materiale effettivamente presente con quello descritto negli elenchi è stato possibile individuare sia il materiale effettivamente non pervenuto, sia la documentazione fuoriuscita dalle unità e confluita in Miscellanea, e quindi ricollocarla fisicamente nell'unità di provenienza.
Ad oggi, grazie allo spoglio della documentazione un tempo confluita in Miscellanea e alla conseguente ricostruzione di molte unità, rispetto alle 2192 scatole descritte nella prima schedatura, l'Archivio Perrone conta 2358 unità, oltre al materiale a stampa, così suddivise:
1. FERDINANDO MARIA PERRONE
- Affermazione sociale e vicende famigliari, 1871 - 1902 (con docc. dal 1849 al 1903)
- Gestione dell'Ansaldo,1902 - 1908 (con docc. dal 1834 al 1912)
2. MARIO E PIO PERRONE
- Gestione dell'Ansaldo, 1908 - 1917 (con docc. dal 1898)
- Gestione dell'Ansaldo e vicende famigliari, 1908 - 1945 (con docc. dal 1886)
- Copialettere 1909 - 1935 (con docc. dal 1897)
3. MATERIALE A STAMPA
palazzine interne al complesso di Villa Gruber fino al 22 maggio 1980, giorno in cui venne ceduto in comodato d'uso gratuito al neo costituito Archivio Storico Ansaldo e conservato quindi presso la sede di via Pesce a Genova Sampierdarena.
Solo due anni dopo, il 22 marzo 1982, la Soprintendenza Archivistica per la Liguria dichiarò l'archivio di notevole interesse storico, ed infine il 22 maggio 2000 l'archivio venne donato ufficialmente alla neo costituita Fondazione Ansaldo.
Ad oggi solo una piccola parte della documentazione è però conservata presso la sede della Fondazione Ansaldo, a Villa Cattaneo dell'Olmo in corso Perrone, mentre la quasi totalità della documentazione si trova in un deposito distaccato conforme alle norme di conservazione.
Al momento della cessione all'Archivio Storico Ansaldo, la documentazione consisteva in 2192 unità archivistiche, suddivise in sette partizioni denominate serie, e di circa 3000 sottofascicoli, conservati in 238 buste, di cui, per motivi diversi, non si era potuto risalire all'originaria segnatura, per un totale di circa 500 metri lineari.
Eccetto quei 3000 sottofascicoli, l'archivio nel suo complesso è giunto relativamente in ordine e in buono stato di conservazione; le unità inoltre presentavano una numerazione originale grazie alla quale è stato possibile ricostruire l'ordinamento dato dai diversi soggetti produttori, prima Ferdinando Maria Perrone, e successivamente i figli Mario e Pio. Tale ordinamento è stato ulteriormente confermato anche dal ritrovamento avvenuto nell'estate del 2010 di alcuni elenchi coevi alla documentazione, rimasti per motivi ignoti nella Sezione fotografica della Fondazione Ansaldo, senza che si comprendesse la loro natura e li si collegasse alle rispettive carte.
La lunga permanenza delle carte presso la famiglia, che le conservò per più di un secolo, dal 1880 fino al 1980, ha determinato, principalmente a causa di un frequente rimaneggiamento della documentazione da parte di Ferdinando Maria Perrone e dei figli prima, e degli eredi poi, un disordine interno alle singole unità, senza però pregiudicare la struttura dell'archivio stesso.
Nel corso degli anni Ottanta si è proceduto ad una prima schedatura che, per quanto abbastanza analitica, presentava dei limiti evidenti: in primo luogo non vi fu un'opera di riordino effettivo delle carte, e l'attribuzione alle rispettive serie avvenne esclusivamente in base ai caratteri estrinseci delle unità,
essenzialmente il colore della scatola originale che conservava la documentazione. Anche a livello di descrizione dei singoli pezzi non furono rilevati elementi che oggi sono considerati indispensabili, quali la presenza di titoli originali delle unità, dei sottofascicoli e degli eventuali inserti. Tanto meno vennero elaborati degli adeguati indici, e poiché la schedatura avvenne senza l'utilizzo di alcun supporto informatico, la consultazione delle carte e la possibilità di effettuare ricerche storiche mirate risultavano laboriose e complesse.
D'altra parte questa prima schedatura, elaborata per altro senza l'ausilio degli elenchi coevi, ebbe il grandissimo pregio di fotografare il complesso archivistico così come era giunto, delineandosi inoltre come una delle prime esperienze nel campo, allora quasi del tutto inesplorato, dell'archivistica d'impresa.
La schedatura degli anni Ottanta distingueva sette serie archivistiche individuate in base al colore della scatola originale in cui era conservata la documentazione.
La prima, Scatole Nere, consisteva in 76 unità, e copriva un arco cronologico dal 1884 al 1902. In essa era conservata la parte più antica dell'archivio ossia gli anni della permanenza di Ferdinando Maria Perrone in Sud America fino al suo rientro definitivo in Italia, e documentava soprattutto le vicende famigliari, la gestione de «Il Secolo XIX», l'ascesa di Perrone all'interno della Gio. Ansaldo & C., la vendita delle navi Garibaldi e Varese all'Argentina, e i relativi interessi politico-economici dei governi italiano ed argentino.
La seconda, Scatole Marrone, consisteva in 42 unità e copriva un arco cronologico dal 1903 al 1911. In essa era conservata la documentazione relativa alla partecipazione della società Gio. Ansaldo Armstrong & C., alle gare internazionali indette dai governi europei ed extraeuropei, alle commesse assegnate, al complesso intreccio tra attività commerciali e produttive dell'azienda, e al passaggio di consegne tra Perrone padre e i figli alla guida dell'impresa.
Segue poi la serie Scatole Marrone bis per un totale di 30 unità relative agli anni 1884-1913. In essa era conservata la documentazione attinente alla gestione amministrativa e finanziaria dell'impresa, alla fusione tra le società Gio. Ansaldo & C. e la Sir W.G. Armstrong Whitworth & C. ltd di Newcastle, l'amministrazione de «Il Secolo XIX», le relazioni di Ferdinando Maria Perrone con esponenti del mondo politico-economico nazionale ed internazionale, e la morte di quest'ultimo.
La quarta serie, Scatole Marrone ter, costituita da sole 6 unità, andava dal 1884 al 1902, e riguardava l'attività di Ferdinando Maria Perrone quale rappresentante per l'estero della Gio. Ansaldo & C, l'ascesa all'interno della stessa e la crescente affermazione della società in ambito cantieristico e sui mercati internazionali.
La quinta, Scatole Rosse, consisteva in ben 568 unità per gli anni 1910-1917, con carte inerenti alla gestione aziendale di Mario e Pio Perrone, alla produzione sempre più massiccia di materiale bellico ed al consolidamento della presenza dell'Ansaldo sui mercati esteri.
Seguono poi le 1166 unità della serie Scatole Numerazione Blu, relative agli anni 1910-1921 ed alla attività produttiva ed amministrativa dell'Ansaldo e delle società da essa controllate, al contributo offerto allo sforzo bellico nazionale, e alle vicende private della famiglia Perrone.
La settima e ultima partizione, serie archivistica in senso proprio, è costituita dai 306 volumi Copialettere, relativi agli anni 1908-1935, oltre ad una nucleo di ulteriori quattro copialettere dell'anno 1897.
Infine venne creata a posteriori un'ottava serie denominata Miscellanea composta da tutta quella documentazione di carattere estremamente eterogeneo che all'epoca non si era riusciti a ricondurre alle unità d'origine costituita da circa 3000 sottofascicoli, conservati in 238 buste, per un arco cronologico molto ampio, dal 1889 al 1945.
Grazie al ritrovamento degli elenchi di cui si è già accennato34, è stato possibile ricostruire i nuclei originari in cui si articolava l'archivio: si è visto, per esempio, che la cosiddetta Marrone ter integrava perfettamente il nucleo delle Scatole Nere, e che le 42 unità delle Scatole Marroni altro non erano che le prime della serie Scatole Rosse. Inoltre confrontando il materiale effettivamente presente con quello descritto negli elenchi è stato possibile individuare sia il materiale effettivamente non pervenuto, sia la documentazione fuoriuscita dalle unità e confluita in Miscellanea, e quindi ricollocarla fisicamente nell'unità di provenienza.
Ad oggi, grazie allo spoglio della documentazione un tempo confluita in Miscellanea e alla conseguente ricostruzione di molte unità, rispetto alle 2192 scatole descritte nella prima schedatura, l'Archivio Perrone conta 2358 unità, oltre al materiale a stampa, così suddivise:
1. FERDINANDO MARIA PERRONE
- Affermazione sociale e vicende famigliari, 1871 - 1902 (con docc. dal 1849 al 1903)
- Gestione dell'Ansaldo,1902 - 1908 (con docc. dal 1834 al 1912)
2. MARIO E PIO PERRONE
- Gestione dell'Ansaldo, 1908 - 1917 (con docc. dal 1898)
- Gestione dell'Ansaldo e vicende famigliari, 1908 - 1945 (con docc. dal 1886)
- Copialettere 1909 - 1935 (con docc. dal 1897)
3. MATERIALE A STAMPA
Data testuale
1871 - 1945
Consistenza
2358 unità
Soggetto produttore
Livello archivistico superiore
Livello archivistico inferiore
Lingua prevalente
ITALIANO - Italiano - IT